In Barriera fra i palazzi di Millo
Perché una città non è solo il suo centro.
Il centro di Torino è una bomboniera piena di piccoli angoli segreti e nobili, di fascino legato all’immutabilità della sua storia. Ma una città non è solo la sua storia. Una città è il suo futuro, sono gli esperimenti di futuro.
Uno di questi esperimenti è quello che ha messo in piedi la Fondazione Contrada Torino Onlus, che si è inventata, il collaborazione con la Città di Torino e il Comitato Urban Barriera il bando B.ART Arte in Barriera.
La ‘Barriera’ di cui si parla è Barriera di Milano, un quartiere che nasce periferico e periferico è rimasto. Con dignità, con tutte le sue contraddizioni e da un po’ di tempo con la capacità di fare da laboratorio di innovazione per la città. Il bando B.ART è stato un modo per fare innovazione: nato con lo scopo di rigenerare gli spazi urbani attraverso la realizzazione di murales su grandi superfici (le facciate cieche dei condomini o delle scuole) si è trasformato in un progetto partecipato da tutto il quartiere, anche grazie al vincitore del concorso.
A decorare 13 superfici, per un totale impressionante di 2000 metri quadrati di muro, è stato fra settembre e novembre scorso Francesco Giorgino in arte Millo che, raccontano dalla Fondazione, “ha presentato il suo progetto, ma poi è stato ad ascoltare il quartiere“. Così è nato Habitat, un tour in 12 (la tredicesima è ancora da realizzare) facciate che racconta della convivenza dell’uomo con la città.
Ma non è finita qui. Grazie alla Fondazione Contrada Torino le opere di Millo sono a portata di mano. O di autobus. Vengono infatti organizzati dei tour guidati in bus in giro per il quartiere a vedere da vicino le opere. Io l’ho fatto. In compagnia di un critico d’arte d’eccezione: mia figlia Maddalena di anni 10.
Che ha fatto domande, seguendo i bambini giganti di Millo che dormono sotto una città che diventa coperta, giocando con loro con i mattoncini Lego e con i passanti ferroviari che diventano piste dei trenini, tuffandosi nei laghi dei parchi che diventano piscine e sedendosi, infine, su un trono fatto di palazzi da cento piani, come il Piccolo Re di Barriera, l’immagine simbolo dell’opera torinese di Millo.
Il futuro, si sa, ha occhi per vedere il futuro.
Un pomeriggio con il naso all’insù, (“Sai mamma che è proprio figo! “) a scoprire quella città che non diresti ma che è viva, che è esperimento di convivenze, di equilibri nuovi, anche di grande bellezza.
(ps: ringrazio l’ufficio stampa della Città di Torino per le foto non mie)