TORINO, CITTA’ DELLA F.I.A.T.
Come possiamo scindere un binomio che ha caratterizzato l’ultimo secolo di storia della nostra bella città? Non ci è proprio possibile, ancor più se prende forma e vita in un locale “vintage” in via Biglieri, a due passi dal simbolo principale della FIAT (lo stabilimento del Lingotto) e dagli uffici direzionali della multinazionale dell’auto ormai indissolubilmente legata al marchio Chrysler come FCA. Eh sì, perché l’osteria del F.I.A.T. sa giocare con le sigle e gli acronimi oltre che con i gusti che deliziano il palato: la sigla infatti sta per “Fate Infretta A Tavola” ma l’osteria richiama fortemente il brand della casa automobilistica che nacque nella nostra Torino ormai 115 anni or sono.
L’ambiente ricorda fortemente le osterie di mezzo secolo fa, frequentate da gente semplice e dove si mangia bene e a prezzi modici: l’arredamento è curato ed essenziale ma trasuda nostalgia da ogni angolo, con inserti di elettrodomestici e dettagli che ci riportano indietro di alcuni decenni.
Le pareti costellate di marchi e manifesti pubblicitari della Torino che fu, legati al mondo automobilistico ma non solo, ci ricordano il nostro passato legato all’epoca del boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta, suscitando un pizzico di malinconia vista la crisi economica che stiamo vivendo.
E l’Osteria si impegna proprio per evocare ricordi: ovunque bozzetti umoristici che ci strappano un sorriso con battute e barzellette “alla vecchia maniera”, mentre occhieggiano le fotografie dei tanti “Vip” che hanno frequentato questa macchina del tempo enogastronomica.
E poi tanti modellini e fotografie di auto d’epoca, non solo FIAT, dove trionfa lei: il Cinquino, la 500! Eh sì, perché questa osteria celebra la Cinquecento come il simbolo della “golden age” automobilistica della nostra città, dedicandole persino una torta a base di cioccolato.
Un salto nel passato insomma che il F.I.A.T. compie con grande semplicità e fedeltà, deliziandoci con i piatti semplici delle nostre mamme e una buona dose di humour, proprio in un’epoca come quella che stiamo vivendo dove il futuro di Torino sembra virare lontano dal suo “stabilimento madre” e dalle sue tradizioni legate al mondo della metalmeccanica e dell’industria automobilistica.